Η
ΠΑΡΟΥΣΙΑ
Ό,τι
χαμένο ήταν ουράνιο
κι
αγία η άρρωστη ψυχή.
Άνεμος
ήταν το μηδέν που άλλαζ' ανεξήγητα
κατεύθυνση,
μα πάντα τους σκοπούς καλογνώριζε.
Μες
στο μηδέν που κλωθογύριζε
ψηλά
εμπνευσμένος
και
παιχνιδιάρης σαν ρυάκι χαμηλά
αυτό
που σήμαινε ήταν πάντα μια ιστορία
αρχινισμένη
με τον τρόπο της
κι
έπρεπε να συνεχιστεί: η δική σου.
Ποιος
μ' είχε εδώ καλέσει;
Κάθε
πρωί ξανάρχιζε της ύπαρξης η τραγωδία,
πίσω
απ' τους κλειστούς, που έπειτα ανοίγανε
σαν σ' Εκκλησία
Τ'
ότι ο θείος άνεμος ανώφελα θα φύσαγε
η
μαναχά για μάρτυρες -
Έπειτα
οι συνήθειες, αυτές οι αδερφές της
τραγωδίας -
Η
θάλασσα κι ο άνεμος δέχτηκαν όλα τα
εγκώμιά μας -
Το
«esse est pereipi» σου αντιμετώπιζε εμπόδια
ανυπέρβλητα,
και κάθε νίκη ήταν φτωχή,
κι
έπρεπε ευθύς να ξαναρχίσεις
σαν
το φυτά που νιώθει αδιάλειπτα του νερού
την ανάγκη.
Κι
όμως εγώ, Μαρία, δεν είμαι αδελφός·
αλλά
καθήκοντα εκπληρώνω που δεν ξέρω·
όχι
εκείνο της αδελφοσύνης,
τουλάχιστον
εκείνο της συνενοχής
που
τόσο γειτονεύει στην ευπείθεια και την
ηρωική της άγνοια
ανθρώπων,
αδελφών σου μ' όλ' αυτά, όχι δικών μου,
το
ξέρεις κι αυτό,
και
βολεύεσαι παριστάνοντας τη μάνα.
Στέργεις
να ' ναι το κοριτσάκι η βασίλισσα,
ν'
ανοιγοκλείνει τα παράθυρα σαν σε
τελετουργία
από
μουσαφιραίους σεβαστή, υπηρέτες,
μακρινούς θεατές.
Κι
αυτή, αυτή το κοριτσάκι,
φτάνει
να παραμεληθεί για μια στιγμή,
κι
αισθάνεται για πάντοτε χαμένη·
α!
όχι σε ακίνητα νησιά,
αλλά
στον κόσμο της ανυπαρξίας, τρέχει ο
άνεμος,
ο
θεϊκός ο άνεμος
που
δε γιατρεύει, μάλιστα, παντ' αρρωσταίνει
πιο πολύ·
κι
εσύ ζητάς να σταματήσεις εκείνη που
'θελε να επιστρέψει·
δεν
υπάρχει μια μέρα, μια ώρα, μια στιγμή,
που
να μπορεί η προσπάθεια η απελπισμένη
να σταθεί·
απ'
όπου να 'ναι αρπάζεσαι
γυρεύοντας
να φιληθείς.
23
Αυγούστου 1970
***
La
presenza
Ciò
ch’era perduto era celeste
e l’anima malata, santa.
Il nulla era un vento che cambiava insiegabilmente
direzione, ma ben consapevole, sempre, delle sue mete.
Nel nulla che si muoveva
ispirato in alto
capriccioso come un ruscello in basso
ciò che importava era sempre una storia
che in qualche modo era incominciata
e doveva continuare: la tua.
Chi mi aveva chiamato lì?
Ogni mattina ricominciava la tragedia dell’essere,
dietro i balconi prima chiusi e poi aperti, come in una Chiesa.
Che il vento divino soffiasse inutilmente
o solo per dei testimoni –
Poi le abitudini, queste sorelle della tragedia –
Il mare e il suo vento ebbero tutti i nostri sviscerati elogi –
Il tuo «esse est percipi ?» incontrava tremendi ostacoli
da superare, e ogni vittoria era una povera vittoria,
e dovevi ricominciare subito
come una pianta che ha continuamente bisogno d’acqua.
Io però, Maria, non sono un fratello;
adempio altre funzioni, che non so
non quella della fraternità,
almeno di quella complice
così vicina all’obbedienza e all’eroica inconsapevolezza
degli uomini, tuoi fratelli malgrado tutto, non miei.
E tu, atterrita dal sospetto di non essere più,
sai anche questo,
e ti arrangi a farti da madre.
Concedi alla bambina di essere regina
di aprire e chiudere le finestre come in un rito
rispettato da ospiti, servitù, spettatori lontani.
Eppure lei, lei, la bambina,
basta che per un solo istante sia trascurata,
si sente perduta per sempre;
ah, non su isole immobili
ma sul terrore di non essere, il vento scorre
il vento divino
che non guarisce, anzi, ammala sempre più;
e tu cerchi di fermala, quella che voleva tornare indietro,
non c’è un giorno, un’ora, un istante
in cui lo sforzo disperato possa cessare;
ti aggrappi a qualunque cosa
facendo venir voglia di baciarti.
e l’anima malata, santa.
Il nulla era un vento che cambiava insiegabilmente
direzione, ma ben consapevole, sempre, delle sue mete.
Nel nulla che si muoveva
ispirato in alto
capriccioso come un ruscello in basso
ciò che importava era sempre una storia
che in qualche modo era incominciata
e doveva continuare: la tua.
Chi mi aveva chiamato lì?
Ogni mattina ricominciava la tragedia dell’essere,
dietro i balconi prima chiusi e poi aperti, come in una Chiesa.
Che il vento divino soffiasse inutilmente
o solo per dei testimoni –
Poi le abitudini, queste sorelle della tragedia –
Il mare e il suo vento ebbero tutti i nostri sviscerati elogi –
Il tuo «esse est percipi ?» incontrava tremendi ostacoli
da superare, e ogni vittoria era una povera vittoria,
e dovevi ricominciare subito
come una pianta che ha continuamente bisogno d’acqua.
Io però, Maria, non sono un fratello;
adempio altre funzioni, che non so
non quella della fraternità,
almeno di quella complice
così vicina all’obbedienza e all’eroica inconsapevolezza
degli uomini, tuoi fratelli malgrado tutto, non miei.
E tu, atterrita dal sospetto di non essere più,
sai anche questo,
e ti arrangi a farti da madre.
Concedi alla bambina di essere regina
di aprire e chiudere le finestre come in un rito
rispettato da ospiti, servitù, spettatori lontani.
Eppure lei, lei, la bambina,
basta che per un solo istante sia trascurata,
si sente perduta per sempre;
ah, non su isole immobili
ma sul terrore di non essere, il vento scorre
il vento divino
che non guarisce, anzi, ammala sempre più;
e tu cerchi di fermala, quella che voleva tornare indietro,
non c’è un giorno, un’ora, un istante
in cui lo sforzo disperato possa cessare;
ti aggrappi a qualunque cosa
facendo venir voglia di baciarti.
23
agosto 1970
Πηγή
Μετάφραση: Παν. Χρ. Χατζηγάκης,
Από τον τόμο-αφιέρωμα:
Από τον τόμο-αφιέρωμα:
PierPaolo Pasolini,
έκδοση της Πολιτιστικής Πρωτεύουσας
της Ευρώπης Θεσσαλονίκη 1997 και του
Φεστιβάλ Κινηματογράφου Θεσσαλονίκης, επιμέλεια Αχιλλέας Κυριακίδης.
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